Giorno 2: Domani è il giorno stabilito per l' Aborto.
"Domani sarà il giorno in cui ucciderò mio figlio o quello che ne è di lui." Queste parole mi tartassavano la testa ed urlavano nelle mie tempie.
Ero confusa e, allo stesso tempo, arrabbiata di esserlo. Sono sempre stata una ragazza risoluta, decisa, una di quelle che sanno cosa vogliono e, con tenacia, ottengono qualsiasi risultato e raggiungono qualsiasi traguardo. Eppure non sapevo proprio cosa fare.
Osservavo il mio ragazzo ed il notare in lui una pace immensa mi sbalordiva. "Come fanno gli uomini ad avere questo alone di menefreghismo anche di fronte a situazioni di un’entità così gravosa? Di fronte ad azioni e scelte talmente importanti da avere il potere di cambiarti la vita per sempre?"
E mia madre? Vogliamo parlare di mia madre? Per lei contava solo che io potessi laurearmi, non faceva che rinfacciarmi il denaro speso per farmi frequentare l’università ad Urbino. "Un bambino proprio non ci voleva! Non riuscirai a crescere un bimbo" - ripeteva - "tu che pensi solo ad uscire, divertirti, comprarti abiti". Mi invitava, implorava, obbligava ad andare all’appuntamento per l’aborto.
Come darle torto in fondo! Io ero realmente come lei mi delineava! Ero una ragazzina con la testa sulle nuvole. Pensate che solo qualche anno prima avevo tentato un approccio con la vendemmia durato ben un' ora prima di telefonare a mio padre per farmi venire a prendere. Troppa fatica!
E’ vero, non sarei mai riuscita ad assumermi tutte le responsabilità che una mamma deve farsi carico. Ma poi, quali sono questi doveri? Non ne avevo la più pallida idea! Non ero io quella che fino ad una settimana fa si riteneva di un’altra parrocchia in confronto a quelle ragazze che desideravano cosi tanto un figlio? Io e l’istinto materno eravamo agli antipodi.